Prot. n. 615/21
Oggetto: Lettera Circolare Avvento 2021
Alle Comunità Medee
Carissime sorelle,
questa è la mia prima lettera circolare in veste di Superiora Generale dell’Istituto. In realtà mi sento un po’imbarazzata non ho certo bisogno di presentarmi, ma che cosa dire? Ci sono varie sollecitazioni: ci avviciniamo al tempo liturgico dell’Avvento e del Natale, un tempo che apre a sentimenti di tenerezza, di gioia, di attesa; ne veniamo da un tempo forte per l’Istituto, quello della celebrazione dell’evento Capitolare, un evento tanto atteso e sofferto; la Chiesa universale, in Sinodo, sul solco dell’aggiornamento voluto dal Vaticano II, si sta interrogando su un tema decisivo per la sua vita: comunione partecipazione missione.
Ho pensato che soffermarmi sulle emozioni vissute nel nostro Capitolo, scrutando tra le varie sfaccettature del carisma medeano, possa dare il tono non solo al tempo liturgico del Natale, ma anche offrire alla Chiesa, nel nostro piccolo, il succo prelibato di quella sinodalità che, a dire di Papa Francesco. Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio (Discorso, 17 ottobre 2015, nel 50° anniversario della Istituzione del Sinodo dei vescovi).
La Santa Messa di conclusione del Capitolo Generale ci ha consegnato una Parola che contiene il compimento di quella sfida profetica che è stata il motivo conduttore di tutta la nostra assise. Non a caso è stato proprio il profeta Isaia a pronunciarla: “Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore” (Is 53, 10). Ogni compimento richiede un percorso.
Vi è un quando che auspica una decisione, quel genere di decisioni che aprono alla nostra vita una breccia verso la verità di noi stessi, della nostra interiorità in relazione con gli altri e con il mondo, condizione questa, sine qua non, per una vita autentica, la sola che può farci sognare e vedere una discendenza, continuare a vivere a lungo. La nostra fondatrice era arrivata a questo sogno, consegnandolo a noi “di modo che perpetuamente la Società […] sia, e rimanga erede (dal Testamento di Medea). A ciascuna di noi tocca prendere questa decisione perché la volontà di Dio si compia e la volontà di Dio è che tutti siano salvi, comprese noi naturalmente!.
Come consacrate ci troviamo in pieno all’interno di questa dimensione profetica, anzitutto perché il Concilio Vaticano II ha avuto, per quel che riguarda la vita consacrata, la grande intuizione di collocarla decisamente nell’ambito profetico, ambito su cui gli Istituti religiosi hanno ancora tanto da approfondire e sperimentare, ma, incontestabilmente, questa fu la grande novità. Dalla struttura dei capitoli della LG possiamo agevolmente coglierla.
In secondo luogo, come consacrate Medee, siamo insignite, in questo senso, di una peculiarità che ci identifica: l’offerta di noi stesse in sacrificio di riparazione, conformate a Gesù, è tradotta nel termine olocausto che noi pronunciamo nella formula dei nostri voti che si conclude con un’umile richiesta a Dio ed è questa: ”O mio Dio, domando umilmente alla tua bontà e clemenza, per il sangue e i meriti di Gesù Cristo di accettare in odore di soavità questo olocausto (Cost. 99) dove il termine olocausto significa “bruciato interamente”, consumato tutto intero, parola inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo. Perfezione arrivata al suo culmine quando non è più l’animale ad essere totalmente bruciato, ma la persona: in Gesù c’è la totalità di questa offerta Consumatum est ed è un’offerta che continua…
Un esempio recente di tale continuità, l’abbiamo avuto dalla nostra sorella Margherita che se ne è andata la notte tra il 3 e 4 novembre 2021, lasciandoci un chiaro esempio dell’attualità di questa peculiarità del carisma dell’Istituto, del suo succo. Margherita non ha mai manifestato nulla di straordinario, una vita semplice e fedele segnata da cadute e riprese, da peccato e da grazia in cui però la fedeltà alla sua vocazione ha sempre avuto il primo posto. Determinante fu la sua ferma decisione a circa metà del suo cammino di vita, di farsi guidare da un padre gesuita, il padre Piero De Micheli, guida di cui non farà più a meno, interrotta solo dalla morte del padre. Il frutto di questo tempo si può intravedere nella fedeltà all’ora quotidiana di meditazione che Sr. Margherita non ha più lasciato. La maturazione di quel frutto è balzata fuori, con meraviglia, nell’ultimo periodo della sua vita tra noi. Vale la pena cogliere alcuni momenti.
Il martedì 26 ottobre, la sottoscritta, nuova eletta superiora generale e le due ex generali, Madre Mara Marcon e Madre Nives Ferrari ci siamo recate a Grottaferrata per una visita alla Comunità, in particolare pensando a Sr. Margherita, avendo saputo della gravità della sua malattia. L’abbiamo trovata luminosa, sprizzava gioia da tutto il suo essere nonostante la sofferenza. Ci siamo intrattenute nella sala della Comunità, parlando, raccontando. Ad un certo punto Sr. Margherita, come avvolta nella luce dello Spirito Santo, ha formalizzato la sua offerta, pronunciando queste testuali parole: io ora offro la mia sofferenza e la mia vita per la Congregazione e poi, rivolgendosi alla sottoscritta, per te Nives che ti è stato dato questo mandato…
L’offerta è stata presto accolta da Gesù quando, qualche giorno dopo, su testimonianza fedele e dettagliata di una sorella, Sr. Scolastica, ignara di tutto questo, ma che ha avuto il dono di esserle accanto negli ultimi momenti di lucidità, Margherita ha vissuto nel suo corpo, nel giro di due o tre ore, tra la camera e la cappella, i dolori della passione: i buchi dei chiodi nelle braccia e nelle gambe e la grande sofferenza al petto e alle spalle. Le ultime parole di Margherita prima di entrare in confusione, come Sr. Scolastica si è espressa, sono state queste: offro tutto per la Nives, ne ha bisogno per questo mandato che le hanno dato. Mi sembra proprio un esempio palpabile della conformazione a Gesù vissuto da Sr. Margherita.
Qui possiamo cogliere il nucleo di quella sfida profetica che il capitolo ci ha consegnato, il cuore stesso del carisma garantito dallo Spirito Santo e che nella comunione vissuta in Comunità nella quotidiana fedeltà alla nostra vocazione e alla nostra missione, trova quella pienezza che è un vero sacramento di salvezza per l’umanità, un segno della presenza del Regno, che è la Trinità stessa con noi. Quale contributo questo per una Chiesa sinodale che intende camminare verso la comunione, la partecipazione e la missione! Dobbiamo diventare consapevoli che il carisma è un dono dello Spirito e lo Spirito è operativo sulla nostra debolezza, fragilità, peccato senza mai venire meno se solo la sua fedeltà riesce a incontrarsi con la nostra piccola instabile talvolta fedeltà.
Attendiamo l’avvento del Signore Gesù con queste disposizioni perché Lui vuole nascere in noi di nuovo per farci compiere ancora un passo verso l’incontro con Lui nell’intimo di noi stesse e nel cuore di chi ci è accanto e di quanti incrociano la nostra vita. Guardiamo ogni sorella, ogni persona con lo stesso sguardo e cuore del Signore Gesù. E’ quello che Lui attende dalle sue amanti, consacrate Medee.
Buon Avvento e Buon Natale alla luce della sfida profetica del nostro carisma!
Abbraccio ciascuna con grande fraterno affetto,
Vostra in Gesù e Maria
Madre M. Nives Zacchello
Superiora Generale