Prot. n. 642/2022
Alle Comunità delle Suore Medee
Un aiuto per vivere da Medee la Quaresima
Carissime sorelle, la pace del Signore sia con tutte noi!
Sullo sfondo teniamo sempre il nostro Capitolo Generale recentemente celebrato. Potremo tentare di declinare nell’ordinarietà della nostra vita i suoi significativi contenuti così come hanno già avuto un prolungamento, a caldo, nelle due assemblee che si sono celebrate, nell’immediato dopo Capitolo, prima in Italia e poi in Brasile.
Non c’è dubbio che l’icona della Comunità abbia avuto un particolare risalto e, proprio sulla Comunità, ciascuna di noi deve tentare di versare il buon vino di sé per inebriarla, alleggerirla, renderla vitale, gioiosa, farla giardino fiorito a testimonianza della bellezza del Regno e che per il Regno vale la pena spendere la vita in ogni sua tappa fino alla fine. Sta qui la sfida profetica del nostro vivere oggi il Carisma di Medee sulla scia della prima Comunità di Medea.
Certo a ciascuna tocca attivarsi per non privare mai la Comunità di questo buon vino, frutto gratificante di ogni nostro sforzo, fatica, impegno e che, una volta ottenuto, ti spinge a ricominciare per il vino della nuova stagione che sarà sempre migliore del precedente. E’ il cammino a spirale della vita dove, al termine di un giro che definisce una tappa, se ne apre uno nuovo e così avanti fino a raggiungere il centro che sigilla la qualità del vino garantita e controllata.
Il vino richiama la vigna e la vigna, in senso biblico, si identifica con ciascuna di noi su cui il nostro diletto ha versato ogni cura: l’ha vangata e sgombrata dai sassi, ha scelto vitigni speciali e li ha piantati, ha scavato un pozzo, un tino, ha insomma provveduto a tutto, si può leggere il brano di Is 5, 1-7. Fuori metafora ciascuna può vedere la propria vita dentro questa relazione d’amore: vi è stato il dono della vita e del battesimo in Gesù; vi è stata la sua chiamata a cui abbiamo detto il nostro sì, un Istituto che l’ha riconosciuta e coltivata, condividendo un dono unico, il suo carisma per una missione, missione che continua fino alla fine della vita.
Quale la mia risposta a tante cure e attenzioni? Lui ogni giorno viene a me per incontrarmi con la sua Parola. La Parola è Lui come Lui è il Pane Eucaristico di cui ogni giorno mi nutro. Mi domando: che tipo di ascolto presto a questa Parola, con quanta consapevolezza mi cibo del suo Corpo, e bevo il suo sangue. Verifico la mia fede davanti alla Parola e al pane eucaristico. Quale importanza do a questi sublimi, misteriosi doni sempre a mia disposizione? Sono consapevole che l’una e l’altro mi deificano? Sì perché compiono quello che dicono e significano. Ho sperimentato qualche volta che quella parola che ho ascoltato con fede e con cuore puro, ha trasformato il mio deserto in giardino fiorito? Sono almeno consapevole che la Parola fa questo?
So tutto, ma forse queste realtà sono ancora bloccate nello spazio teorico della mente, rimane la decisione di coniugare questo sapere in ogni azione della vita perché diventi generativo di salvezza. Non c’è azione che possa essere esclusa da questa forza vitale, dalla più semplice alla più complessa e difficile, tutto è grande, trasformante ad un patto: Se uno rimane in me ed io in Lui, porta molto frutto (…). Vi è un se, in quel se si gioca tutto, occorre stare in Lui.
Nello stare in Lui, tutto procede, anche se c’è la tempesta, anche se la barca sta per affondare, Lui c’è e, anche se mi capitasse di concedermi ad altri, di lasciarmi andare agli idoli, Lui si riserva sempre un lembo, l’ultima ciocca di capelli che ci rimangono per riportarci a sé perché Lui non può venire meno alla sua alleanza. Mi ha toccato la Parola da 1Re 11, 4-13 di giovedì 10 febbraio 2022 dove si legge che Dio è costretto a strappare il Regno a Salomone perché costui ha tradito l’Alleanza. Dio darà il Regno ad altri, ma ecco la Parola: Non gli strapperò tutto il Regno, una tribù la darò a suo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme che ho scelto.
E’ a questo livello del mio rapporto personale con il Signore Gesù che la mia vigna produce l’uva per il buon vino da versare nella Comunità perché anche la Comunità sia se stessa e possa compiere la missione per cui esiste. La Comunità nasce e cresce dall’essere proprio di ciascuna versato. Bisogna veramente che ciascuna si responsabilizzi su ciò che versa alla Comunità se verso vino non buono, rovino tutto l’altro e allora la Comunità non testimonia l’amore di Dio, ma è una contro testimonianza per i fratelli, travisa la sua missione. Proviamo ad analizzare insieme quale può essere il vino cattivo che versiamo nella Comunità.
In tal caso, per ridare bontà e grado sostenuto a quel vino, è necessario versarvi il vino del perdono, del riconoscere il proprio peccato, di chiedere scusa e di ripartire. E quando questo accade, la Comunità ha messo una nuova pietra nella sua costruzione. Sono esperienze che in Comunità viviamo! Quanta gioia, sollievo, conforto quando si assiste alla riconciliazione di sorelle o fratelli dopo che qualche parola pesante o in più ha rovinato le nostre relazioni in Comunità. Non manchiamo mai di rendere buono e gradevole il vino della Comunità mediante il perdono reciproco.
Dal nostro Capitolo sono scaturiti comuni propositi in relazione alla Comunità. Allora ogni Comunità è caldamente invitata ad impostare il tempo dell’anno che è da poco iniziato, cogliendo la bella opportunità di vivere la liturgia del tempo quaresimale, mettendo a fuoco qualche mezzo, secondo il bisogno di ciascuna comunità, come nel documento finale del Capitolo è stato indicato. E allora, ogni Comunità elabori il proprio piano di lavoro annuale, tenendo conto dei tre perni che fanno esistere la vita consacrata in Comunità: spiritualità, comunione, vita apostolica.
E’ il lavoro per questa quaresima. Sarebbe tanto gradito se ogni Comunità potesse condividere con le altre il proprio piano di lavoro anche semplicemente in Watzap sul gruppo.
Buon cammino di vita nel Vangelo di Gesù e nella sua testimonianza. Sentitemi presente, veramente ogni Comunità dalla più piccola alla più numerosa sta nel mio cuore che ogni momento cerco di metterla nel cuore di Gesù Maria.
Ci benedicano e ci mostrino i loro volti,
Vostra,
Madre M. Nives Zacchello
Superiora Generale